Tutti pazzi per il tennis

Il tennis, tra sempre più elevata visibilità mediatica, ed eccessi di entusiasmo ha recentemente alzato ulteriormente l’asticella della competizione, rispetto ad un elevato standard raggiunto alla fine dello scorso decennio. L’impressione è che, per questo, si sia alzato anche il livello di tensione.

Nei recenti tornei professionistici abbiamo dovuto registrare episodi non certamente consoni all’immagine elegante di questo sport, sia da parte del pubblico che dei giocatori.

Non ci è piaciuto vedere esultanze dagli spalti a senso unico a favore di uno dei due tennisti in campo, senza valorizzare i grandi colpi del suo avversario, perchè è stato un aspetto che incide non poco sul risultato finale di una partita; e cosa dire delle tante racchette che abbiamo visto distruggere da giocatori inferociti in campo? Ne siamo delusi ma non sorpresi , e stentiamo in questa fase a respirare quella bell’aria di una sana atmosfera, quasi divina, che si era di fatto instaurata negli anni scorsi grazie a figure sportive che hanno reso leggendario questo sport.

L’elenco degli indisciplinati è molto lungo ed illustre; sono numerosi sia gli stadi dal pubblico “di parte”, che i giocatori “sfascia racchette”; quindi non faremo nomi per non far torto a nessuno, tanto i loro modi e gesti folli rimangono ben impressi, difficile scordarli.

Ma allora verrebbe da dire, caro tennis , che succede ?

Non fosse altro per le notizie emerse in tutto il mondo ed in tutte le televisioni relative all’illustre esclusione dagli Australian Open di Djokovic, che indirettamente, senza addentrarci nei particolari, qualche danno all’immagine del tennis nel suo insieme l’ha creata, il punto da analizzare per noi è un’altro, e parte da più lontano.

I professionisti fanno parte di una federazione, ne dovrebbero osservare in primis principi e codice etico, in ogni momento in cui entrano in azione ed in tutte le decisioni che prendono, perchè essi sono degli esempi per le nuove generazioni, specie se lo sport è individuale.

Quando il professionista entra in campo con la maglia della sua nazionale, assume di fatto un ruolo di ambasciatore dello sport, e tralasciando le ambizioni di vittoria personale, dovrebbe pensare esclusivamente al bene della nazione che essi rappresentano.

Le federazioni possono intervenire con regole più rigide sui comportamenti degli atleti, se occorre, introducendone di nuove.

Sanzionare ad esempio i giocatori con un semplice warning per una racchetta rotta e spaccata in frantumi con inaudita violenza dal giocatore è una sanzione troppo blanda; per etica e disciplina del tennis si dovrebbe arrivare all’espulsione diretta, se il gesto si evidenzia esageratamente violento, come purtroppo abbiamo spesso visto negli ultimi tempi, ulteriormente aggravato se compiuto mentre si è in campo con la maglia della nazionale del proprio paese.

Dare un segnale di attenzione a questi aspetti comportamentali, non è mai banale, e rappresenta un sicuro investimento per il futuro, perchè deve essere chiaro a tutti il concetto che se i protagonisti in campo, per primi, non si comportano nel rispetto delle più basilari regole comportamentali, è chiaro che a anche il pubblico può uscire dalla sua corretta dimensione, e quindi sfociare in comportamenti non più in linea con la tradizione di questo sport.

Parlare più spesso di regolamento del tennis, sensibilizzando gli appassionati su questi aspetti, approfondire ad esempio aspetti comportamentali da assumere anche quando si assiste ad una partita di tennis da spettatore, crediamo potrà essere interessante, per la continua ricerca di una correttezza, non di certo perduta, ma piuttosto ispirata ai più sani principi dello sport.

Michele Battezzati

Tennis we can