Laura Pota, dopo esperienze in vari campi, ha alla fine optato per il mestiere di truccatrice, concedendosi comunque negli studi fotografici alle pose che evidenziano la sua fresca avvenenza.
Poliedrica, interessata a tutto ciò che è vita nella vita, Laura Pota, diciannovenne udinese di madre altoatesina e padre padovano, è diventata modella quasi per caso, come spesso accade a molte ragazze che si ritrovano immortalate in uno studio fotografico “vittime” della loro avvenenza. “Impegnata nel settore con quella che ritengo la mia attività primaria, la truccatrice, mi venne chiesto da un fotografo di posare e, curiosa della novità, accettai”, testimonia la protagonista del nostro servizio, bruna dagli occhi blu e dalle labbra carnose come una bellezza araba. Truccatrice, appunto, perché alla fine della fiera è questo l’obiettivo lavorativo primario di Laura, studentessa del quarto anno di un Istituto professionale dal quale uscirà con una qualifica di direttrice che le permetterà di operare ad alti livelli. “Ma prima di maturare la mia decisione ultima – rivela – ho comunque percorso varie strade, da quella musicale, con studi di violino, pianoforte e canto, a quella della danza, dal disegno a, appunto, la passione per il trucco, con un primo certificato professionale acquisito al Mad di Milano”. Si definisce cocciuta, Laura, ed è anche grazie a tale prerogativa caratteriale che, ancora giovanissima, ha definito chiaramente nella sua mente le proprie intenzioni per il futuro. “E sono pure umorale – sottolinea – , perché molto spesso è l’istinto del momento a guidarmi nelle mie scelte”. Ma in mezzo a tanta attività, trova naturalmente anche il tempo per il disimpegno, ascoltando musica (“Dalla techno alla classica, a seconda dello stato d’animo”) e facendo quattro risate con i film di Checco Zalone, dei quali ricorda persino molte battute divertenti. E poi le lingue: “Voglio viaggiare e a questo proposito conoscere l’inglese, che sto studiando da autodidatta, è fondamentale. Ma grazie alla mamma altoatesina conosco già il tedesco e, avendo orecchio, apprendo anche qualcosa di altri idiomi con i quali entro in contatto attraverso le conoscenze personali”. E poi, appunto, le immagini realizzate in studio da Fulvio Hale, Roberto Passoni e Silvio Trevisan, per un bel vedere in omaggio ai nostri lettori. Modella per caso, appunto, ma cum grano salis.
E.F.